Woland è suono. Un suono ispirato, nell’idea di Massimo Barbiero, da suggestioni profonde. Nel primo progetto di questo gruppo la scintilla era data da Il Maestro e Margherita, di Michail Bulgakov. Questa volta è Cesare Pavese e il suo Verrà la morte e avrà i tuoi occhi ad animare e dare forma al suono. Batteria, violino e pianoforte, sono i tre fondamentali elementi di questo unico strumento complessivo che è Woland.
Una intro fiabesca, onirica, impreziosita da dinamiche brumose, a tratti struggente.
Il pianoforte di Sartoris arriva e definisce armonicamente quei suoni. La batteria di Barbiero invece ne sottolinea l’indefinitezza, in un equilibrio nel crinale della sempre possibile… perdita di equilibrio. Poco dopo, il violino di Eloisa Manera irrompe, drammatico, intenso, stridente, vagamente mediorientale. Il corno si tramuta in un suono continuo, fa vibrare l’aria. Gli accordi del pianoforte diventano inusuali, le percussioni guidano il suono complessivo verso un fortissimo, per poi lentamente svanire.
Il violino rimane quasi da solo, dialoga con il corno. La batteria, le percussioni e il pianoforte tintinnano come campanelli.
In Night You Sleep è Eloisa Manera a introdurre il mondo sensoriale successivo: piccoli pizzicati, staccati, in un’atmosfera pentatonica, che a un certo punto diventano lunghe frasi incalzanti suonate con l’arco, sempre più assertive, travolgenti, vitali.
Emanuele Sartoris, dopo il lungo assolo di violino, vi si intreccia facendo eco con arpeggi potenti.
Ma l’atmosfera cambia: batteria e pianoforte diventano più dolci. Il corno doppia il violino, in unisono, e i due timbri si fondono. Presto però, si torna a sonorità più potenti: la batteria tuona, sprazzi di melodia vengono cullati da corno e violino. Per poi rientrare in quel mondo sospeso: le note acutissime e lievissime del pianoforte contrastano con le percussioni, ancora molto intense.
L’assolo di Barbiero, scuro, sulle pelli, percosse con i mallet, ha un suono così catalizzante che se ne percepisce l’anello di silenzio che lo circonda. E’ una specie di cornice di vuoto sonoro, percettibile, che evidenzia la profondità del suono.
Segue The Cat Will Know. Un flusso sonoro che comincia potente, già dagli accordi volutamente impastati, percussivi, intrecciati con i metalli della batteria. Corno, violino, percussioni e batteria, pianoforte, procedono insieme. Un flusso sonoro travolgente, che gradatamente si placa, e gradatamente ritorna potente. Le dita di Eloisa Manera strappano le corde del violino. Il pianoforte di Sartoris è torrenziale.
Sangue e respiro chiude il concerto. Con la completezza di tutte le suggestioni precedenti, travolgente, onirico, drammatico, atonale, sospeso, terrestre. E con una frase reiterata, cui segue il contrasto d’effetto tra il pianissimo acuto del violino.
Tutto questo è il suono di Woland.